“TRACCE-RICORDANDO ALBERTO MORUCCI” UN ANNO DOPO SI CELEBRA LA SUA ARTE
Alberto Morucci ci ha lasciato da un anno e quale
miglio commemorazione per un artista se non quella di celebrare le sue opere? Nella
cittadina di Marta, sabato 4 giugno
dalle ore 17,00, il chiostro del Santuario
della Madonna del Monte, sarà ventre accogliente e divulgatore d’arte. Al
centro dell'allestimento l'inedito “Aquilone-Testamento”
che svetterà tra le opere dell’artista in mostra: un
patrimonio di colori ed installazioni in cui la figura umana è sempre al centro
dell’attenzione.
L’evento
è stato ideato e voluto dagli amici e colleghi Ireneo Melaragni ed Antonello Ricci in collaborazione con altri
artisti ed in sinergia con la famiglia
Morucci, ritornando, per un giorno in un luogo a loro caro e che li lega
all’artista Alberto Morucci.
Un aneddoto di 30 anni
fa lega i tre artisti….
“…Nell’estate del 1992, nel chiostro del santuario
della Madonna del Monte presso Marta, lo scultore Alberto Morucci (1948-2021) e
il pittore Ireneo Melaragni presentavano al pubblico una scelta delle loro
opere in un allestimento dal titolo “Il quarto lato. Pitture e sculture”. I due
erano accompagnati, per l’occasione, dall’artista e performer Mario Balestra;
mentre il suggestivo allestimento della mostra era targato Silvestro Socciarelli…”
Un
momento di 30 anni fa che si ripete, ad un anno dalla prematura morte di
Alberto, viaggiando nel tempo sul sottile filo dell’eternità dell’arte.
“Tracce. Ricordando Alberto Morucci” spazio di
opere ed emozioni al cui centro del nuovo allestimento, misto
Morucci-Melaragni, è posta l’ultima-inedita opera di Morucci: uno stupefacente
“Aquilone-Testamento”. L’iniziativa che si svolgerà sabato 4 giugno, sarà
aperta al pubblico a partire dalle ore 17; vernissage-performance alle ore 18.
Interverranno Valerio Bruni (santur indiano e persiano, voce), Giuseppe
Chiatti, Giorgio Cutini (pakhawaj; ambient elettroclassico), Maria Morena Lepri
(interludi cantati). Pensando di fare cosa utile e gradita ai lettori,
riproponiamo qui di seguito lo scritto
critico introduttivo firmato da Antonello Ricci per “Il quarto lato” edizione
’92.
“TRACCE”:
“IL QUARTO LATO” È TORNATO
C’è un punto, un
momento, un’attesa, in quei poveri speroni di rupe tufarina che sono i nostri
paesi, per cui dalla pietra edificata, strutturata in un destino dal popolo
locale, traspare la sconvolgente massa della roccia, riaffiora per netta
cuginanza, e si ritorna, così, al fondamento.
Si arriva, a volte, dove
il cervello, senza prove (inattesa mente), si attiva in modo bello: è quando
gli si sgrana il mondo “vero” (lì il pensiero si commuove).
Una semplice
sfilacciatura, un’aritmia nel tempo quotidiano, e l’”altro mondo” ci si
spalanca al cuore. Extra ordinaria mente, ci tocca l’esperienza di una
sovradimensione, a sorpresa, come la discesa agli inferi di Orfeo, e il suo
canto inaudito, meraviglioso. Poi tutto torna come prima.
Un allestimento nel
chiostro del santuario della Madonna del Monte in Marta.
Anzitutto, il pericolo
di collocare oggetti entro un’architettura così particolare – espressiva di per
sé – senza però tematizzarne le vocazioni intrinseche, col rischio che l’ospite
svaluti i propri ospiti o, peggio, li snaturi.
Inoltre, il fatto che il
chiostro martano si consegni al visitatore come rovina. Esso, cioè, mùtilo del
suo quarto lato, vanifica addirittura la propria claustralità, l’esser recinto.
Ma non per questo
rinuncia a porsi come area sacra. Immaginiamo che il quarto lato non sia mai
esistito, per esempio. Paradossalmente, che il capomastro non l’abbia voluto
costruire. Il paesaggio asprigno del borgo là sotto, allora, lo specchio del
lago e l’orizzonte volsinio, profondo e regolare, non saranno più puri e
semplici accessori decorativi, fioriture belle ma estrinseche rispetto
all’esperienza che lo spettatore fa del chiostro. Elementi integranti della
spazio-tempio, invece; e un quarto lato ci sarà comunque: tirato su nel
pensiero come viscera della coscienza, bacio del territorio, come cartografia
del cuore.
Il disagio prodotto da
uno spazio “sfuggente” al singolo colpo d’occhio, ai sensi, che si sottrae a un
esame organolettico completo per collocarsi – rudere spalancato agli attimi
irridicibili della mente – nel tempo e nel tempio di un’altra dimensione del
sapere.
Dove solo per paradosso
la sacralità si mostra: per cui, se si sta fuori si sta dentro, ma se si va
dentro si va fuori, e il presente, mentre racconta il passato, predice già il
futuro.
A starci, restauro
perenne dell’anima di un uomo, del suo popolo, della sua storia e terra:
paesaggio, luce, colore, roccia, pietra, legna.
Spettatori convogliati
nello spazio aperto-al-cielo, esclusi dall’”a portata di mano” degli oggetti,
collocati invece negli ambulacri.
L’allestimento di una mostra nel chiostro del santuario della Madonna del Monte in Marta, pitture e sculture.”
Sara Lauricella per MoWi Art Communication
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