Vasto: viaggio con Riserva, tra un brodetto e la corona di spine di Gesù
Vasto, di nome e di fatto, é il comune tra i tratti più suggestivi
della costa abruzzese, resa ancor più attraente dalla Riserva di Punta Aderci. Pensateci: quasi 300 ettari
che si estendono tra la foce del fiume Sinello e il porto di Vasto, unico esempio
di paesaggio dunale che non abbia subito alcun danno oltre ad essere, ad oggi,
l’unica riserva marina dell’Abruzzo. La pulizia, l’ordine e la storia, si
offrono da subito ai turisti nell’“l’Atene degli Abruzzi”, altro nome con cui è
conosciuta Vasto, per lo splendore che la città conobbe sotto la famiglia
d’Avalos cui si deve l’omonimo Palazzo edificato
nel 1300, che fu abitato da Giacomo Caldora, signore della città, e da Vittoria
Colonna, riformatrice religiosa, poetessa e amica di Michelangelo, artista
eclettico che le dedicò sonetti e disegni. All’interno si trovano i Musei
civici della città che contengono anche una pinacoteca, con i grandi dipinti
dei quattro fratelli Palizzi. In questo periodo vero è che alla lunga spiaggia
sabbiosa che d’estate si anima di turisti, fa da contraltare la parte alta, da
visitare a piedi. Qui il tempo sembra essersi fermato.
Sosta d’obbligo è la piazza dedicata al poeta vastese Gabriele Rossetti. “Le fanno da cornice la torre di Bassano (XV sec.), la chiesa di S. Francesco da Paola e l’imponente castello. Antico tanto quanto lo è anche la chiesa di S. Maria Maggiore, che conserva un organo di epoca barocca e la pregevole tela lo Sposalizio di S. Caterina, di Paolo Veronese, illustre esponente della scuola di Tiziano. Anche se chi va in visita non può esimersi dal sapere che proprio qui è conservata la sacra spina, ovvero un pezzo della corona di spine che cinse la testa di Gesù Cristo”, spiega Tamara Cipriani, guida turistica che ha accompagnato il nostro gruppo di giornalisti nella cinque giorni titolata “Abruzzo Food Experience”, che si è consumato in un itinerario alla volta di una regione che non ti aspetti, con un programma creato da AbruzzoTravelling fortemente voluto dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura Chieti Pescara.
Qui, dove è da visitare anche il Parco Archeologico delle Terme Romane, con gli
eleganti mosaici di scene marine e il seicentesco Palazzo della Penna, che
leggenda narra sia stato costruito in una sola notte da cento diavoli, un tempo
c’è chi racconta ci fosse la splendida città di Buca, misteriosamente sparita
nel nulla: una vera e propria Atlantide abruzzese.
Lasciando alla storia le sue leggende, chi punta alla
gastronomia deve assaggiare la ventricina vastese,
salume dell’entroterra fatto di grandi tocchi magri di maiale tagliati a punta
di coltello, compressi e resi rossi dalle spezie, sopra tutte il peperone. Poi ci
sono la scapece, i dolci frentani e i rinomati vini e oli. Impossibile
trascurare il noto brodetto alla vastese,
una sorta di zuppa di pesce che lo scorso 22 maggio è rinato. Il fiocco
azzurro nella gastronomia abruzzese ha visto la luce alle ore 13:12. Un atto
notarile ne ha sancito il vagito. Dopo quelli alla “giuliese” e alla “pescarese”,
il Consiglio di Presidenza dell’Accademia Italiana
della Cucina ha approvato la proposta della Delegazione del Vasto (CH) di
deposito e registrazione della preparazione o ricetta del "Brodetto alla
Vastese" in dialetto "Lu vrudatte a la uastareule", il cui
disciplinare porta la firma dell'Accademico vastese Pino Jubatti. Chi vuole
assaporarne tutto il gusto tenga presente che si sta creando un circuito a
tutela della specialità tradizionale.
RICETTA
Brodetto Vastese – Ingredienti. Per la ricetta prescritta come
piatto unico, col piccolo coccio destinato ad ogni singolo commensale:
– 450 gr. di
pesce fresco assortito
– olio evo nostrano: due bicchieri
– 350 gr. di mizzetimbe, pomodori “mezzitempi” freschi
(oltre la durata stagionale, è utile la varietà “a susina”; mentre altrove, surrogano li pammadurèlle, ovvero i pomodorini appesi d’uso invernale)
– due spicchi d’aglio bianco
– un grosso peperone verde dolce e fresco
– un mazzetto di prezzemolo
– sale
– un peperoncino rosso fresco e piccante
– olio evo nostrano: due bicchieri
– 350 gr. di mizzetimbe, pomodori “mezzitempi” freschi
(oltre la durata stagionale, è utile la varietà “a susina”; mentre altrove, surrogano li pammadurèlle, ovvero i pomodorini appesi d’uso invernale)
– due spicchi d’aglio bianco
– un grosso peperone verde dolce e fresco
– un mazzetto di prezzemolo
– sale
– un peperoncino rosso fresco e piccante
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